
La storia tramanda che il nome "Black Friday" abbia avuto origine nel 1924 quando Macy's - catena della grande distribuzione statunitense fondata nel 1858 - organizzò a New York un evento nel giorno successivo a quello del Ringraziamento, ovvero il Thanksgiving Day. L'intenzione era avviare lo shopping natalizio con offerte e sconti dedicati. Lentamente, anche altre catene e negozi adottarono l'idea fino a far sì che da semplice prestito diventasse una vera e propria consuetudine.
Tuttavia, anche se già all’epoca il giorno dopo il Ringraziamento si associava a sconti e shopping sfrenato, il termine “Black Friday” non fu utilizzato fino a tempi più recenti, intorno agli anni ’80. Certamente la parola è nata negli Usa, ma ci sono alcune scuole di pensiero che spiegano in modi differenti l’origine del nome.

Alcuni fanno risalire l’origine del termine Black Friday ad un modo di dire nato a Filadelfia. Sembra infatti che in quella città, come presumibilmente in molte altre città statunitensi, nella giornata del venerdì nero il traffico vada in tilt e la folla si accalchi in ogni angolo della strada. L’aria diventa irrespirabile e, soprattutto in passato, quando i gas di scarico erano molto più nocivi, lo smog era ovunque. Tuttavia questa non è la teoria più diffusa, anche se comunque mai smentita.
La teoria più accreditata
Per la seconda scuola di pensiero, che è anche quella più verosimile, l’origine del Black Friday è da attribuire ai registratori di cassa e ai libri contabili dei negozi.
In passato i commercianti erano soliti registrare a mano le entrate e le uscite. Per le cifre in perdita, utilizzavano inchiostro rosso, mentre per i guadagni inchiostro nero. Solitamente, dal giorno successivo al Ringraziamento e con l’avvicinarsi del Natale, i registri iniziavano costantemente a “colorarsi” di nero: da qui il termine Black Friday.
Esiste anche un'altra storia che piace tanto perchè parla di moda, donne, paillettes, piume ed emancipazione...
E' il 1924, l'America è nel pieno boom economico, le ragazze appena uscite dalla recessione post bellica, hanno voglia di voltare pagina, sono euforiche,progettano il futuro e acquistano come mai nella storia americana. Siamo nel pieno degli Anni Ruggenti. A New York quell'anno il fermento e la voglia di regali per l'imminente Natale è alle stelle.
Nelle strade risuona il jazz e le vetrine luccicano con paillettes, perline e piume, simbolo della nuova moda.
Le donne finalmente emancipate, libere e agguerrite, hanno gettato al rogo gli abiti vittoriani per abbracciare la “trasgressione” pura: trucco pesante, capelli corti e gli abiti a vita bassa con la gonna che lascia scoperte le caviglie.

Nel frattempo tra la Broadway e la 34° Strada, accade qualche cosa di grandioso e incredibilmente esaltante per le donne americane: i grandi magazzini Macy's stanno per inaugurare la nuovissima sede. Hanno comprato tutto l’isolato espandendosi fino alla 4° Avenue, e aprendo duecento mila metri quadri dedicati allo shopping.
È il negozio più grande del mondo e l'intuizione visionaria dei suoi proprietarie è solo una, semplicissima: istituire il prezzo fisso, la cifra da spendere è segnata sull'etichetta e non può essere modificata.
È la nascita della moda democratica, uguale per tutti, al di là del rango, del colore della pelle, dall'influenza, del potere o dei rapporti di amicizia con il proprietario.
Macy’s negli Anni Venti è già un mito e per festeggiare la nuova apertura del 1924 i proprietari organizzano una strepitosa parata in costume all'indomani del Giorno del Ringraziamento.
Nessuno in città vuole mancare alla festa, e le ragazze iniziano a prepararsi a quel momento da giorni, vogliono accaparrarsi per prime il nuovi cappellini alla moda, le scarpe a mezzo tacco con il laccetto alla caviglia, i servizi di argenteria e i gioielli decorati con le libellule e le farfalle che la vague orientalista ha traghettato nelle case americane, e poi, soprattutto, gli abiti della ribellione che i sarti di Parigi hanno confezionato.
Le più trasgressive e spregiudicate si chiamano Flappers, guidano la macchina, bevono alcolici e violano la morale dell'epoca. Fumano, si tingono i capelli di nero e si dipingono la bocca di rosso carminio. Adorano gli abiti maschili, à la garçonne, e quelli corti a vita bassa, che avevano visto sulle riviste di moda, creati da Lavin e Chanel nel 1916. Con quegli abiti addosso, le frange e le piume, vogliono andare a ballare il charleston e appartarsi nei locali dove si suona il jazz.
Le ragazze arrivano eccitate all'evento della parata di Macy's, pronte a tuffarsi nella nuova mecca nello shopping natalizio che per l'occasione ha deciso di lanciare offerte imperdibili e sconti grandiosi, molto convenienti.
Gli impiegati sorridenti aprono le porte dell'edificio di Macy's in stile Art Déco: l'onda di cittadini frementi li travolge. Cominciano a compilare con la penna nera i registri contabili dove si segnano gli acquisti.
Gli incassi sono alle stelle. Le ore passano, i quaderni zeppi di numeri, ordinazioni, note e conti. Nel giorno del post-Ringraziamento del 1924 scorrono fiumi di inchiostro solo nero. Ed è venerdì.