Gli uomini non hanno iniziato ad usare il make up ... hanno semplicemente riscoperto questa abitudine.

Il nostro viaggio inizia nell'antico Egitto.

La mascolinità era importante per cultura egiziana e il trucco giocava un grande ruolo nella sua esaltazione.

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Ramses III : il faraone guerriero

Già nel 4000 a.C., gli uomini utilizzavano il pigmento nero per creare elaborati disegni a occhio di gatto.

In pochi millenni, anche l’eyeliner kohl, l’ombretto verde in malachite, il rossetto e guance dipinte con ocra rossa divennero popolari. Lo scopo non era puramente estetico: si pensava infatti che l’ombretto verde evocasse gli dei Horus e Ra, e quindi proteggesse le malattie dannose.

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Il make up era inoltre uno strumento molto chiaro nella comunicazione dello stato sociale: l'eyeliner drammatico rappresentava e potere.

Il kajal egiziano proteggeva inoltre gli occhi dai forti raggi solari e dalle infezioni, unendo quindi anche una funzione pratica a quella simbolico/estetica.

Anche l'uso dello smalto risale a quest'epoca: gli uomini lo indossavano dal 3.200 a.C. a Babilonia, in Cina ed Egitto, usando i colori per indicare una sorta di gerarchia sociale. Gli uomini dell'Antica Roma invece erano noti per dilettarsi con il trucco, spesso usando cipria, rossetto e smalto per unghie sempre per distinguersi.

Durante il regno di Elisabetta I, gli uomini britannici si truccavano più delle donne.

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Gli uomini avevano la loro skincare routine fatta di prodotti realizzati con ingredienti naturali, come uova e miele.

Come le donne ( vedi la stessa Elisabetta I )  anche gli uomini amavano l' incarnato pallido, per questo utilizzavano polveri bianche per creare una sorta di cipria rudimentale, utile a sbiancare la pelle e ad ottenere il tanto ambito effetto “bianco fantasma”.

Questa era anche l’era in cui il trucco del viso era pericolosamente pastoso e fatto con il piombo, che spesso causava gravi problemi di salute, inclusa la morte prematura. La stessa Elisabetta I morì infatti a causa da un avvelenamento da “fondotinta”.

Dopo il regno di Elisabetta I il trucco cadde in disuso  per volere della regina Vittoria che ne vietò l’uso, ritenendolo pericoloso per la salute e volgare.

 

Alla corte di Luigi XVI regnavano cipria e stravaganza.
 

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Il sovrano francese divenne calvo all’età di 23 anni e successivamente costrinse l’aristocrazia della Francia a utilizzare le parrucche proprio come faceva lui stesso

Questa moda bizzarra coinvolse anche le donne, che arrivarono ad indossare parrucche alte anche 75cm, costringendo gli architetti ad alzare le porte dei palazzi e i costruttori di carrozze ad abbassare i sedili.

Gli uomini della corte reale si incipriavano continuamente il viso e  dipingevano nei "di bellezza" sul viso. . Poi, per evitare morti da avvelenamento cosmetico, anche in Francia furono ritirati cosmetici contenenti bianco di piombo, sublimato corrosivo, allume e salnitro.


Quando il trucco tornò di moda, all'inizio del XX secolo, la sua comunicazione pubblicitaria era interamente concentrata sulle donne.

 

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Fu una scelta puramente di marketing ma influenzò i costumi totalmente:  il trucco si trasformò in una pratica di genere esclusiva, creando una nuova cultura in cui solo alle donne era concesso truccarsi.

Esattamente fu questo il punto nella storia il trucco escludeva totalmente l'universo maschile e se l'uomo ne faceva uso veniva associato al mondo omosessuale e di conseguenza insensatamente discriminato.

Una cultura che in parte va avanti anche oggi, che non è nata da una naturale evoluzione del costume e delle tendenze ma si è imposta attraverso un canale esterno.

Passò un lungo periodo di tempo prima che si parlasse di nuovo della vanità maschile.

Con l’arrivo della moderna produzione cinematografica negli Stati Uniti, riemersero timidamente  “trucco e parrucco” per uomini.

Si trattava di uno strumento per migliorare l'immagine, in particolar modo l'incarnato, durante le riprese ma sicuramente ha contribuito al timido rilancio del make up associato alla figura maschile.

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Durante la fine del XX secolo, il trucco per gli uomini non era affatto mainstream.

Con l'esplosione della musica rock, il trucco maschile ha assunto un nuovo volto, basti pensare al look di David Bowie negli anni '70 o a quello di Boy George negli anni '80, ma anche ai membri dei Kiss.

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È stato infatti grazie ai glam rocker, ma anche alle donne e alla popolazione queer, che cambiò l'opinione negativa verso il trucco maschile.

Ma il merito non fu tutto delle rockstar: in quegli stessi anni anche truccatori uomini come Way Bandy e Scott Barnes si impegnarono a spingere molto il ritorno del trucco anche per gli uomini,  per renderlo una pratica naturale e quotidiana.

Dagli anni 2000 in poi il trucco è diventato per gli uomini uno strumento per sottolineare l’importanza della libertà d’espressione.

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Sebbene il trucco per uomini non sia diventato uno standard, i social media hanno permesso ai guru della bellezza maschile di condividere la loro espressione artistica su larga scala, contribuendo a abbattere stereotipi secolari.

Numerose aziende del settore moda e bellezza hanno iniziato un processo di inclusione con il lancio di linee cosmetiche fluide: c'è voglia di accettare le differenze che rendono unici.

Rappresentanti di questo nuovo corso del trucco sono anche i cantanti "nostrani".  Primo fra tutti Achille Lauro, che ha rafforzato le sue performance con look gender fluid carichi di trucco o  Damiano dei Maneskin. 

 

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C'è sempre chi cerca spettacolarizzazione ma l'evoluzione ci sta proiettando nuovamente verso un uso del make up maschile più "quotidiano".

 

Il trucco si è evoluto nel corso degli anni: era usato solo per il palcoscenico e lo schermo e ora gli uomini usano i bronzer e varie forme di cosmetici allo scopo di eliminare le imperfezioni, ecc.

Man mano che le regole sull’estetica di genere diventano sempre più flessibili, il trucco continua ad entrare lentamente nella routine quotidiana di alcuni uomini, non necessariamente sempre nella maniera più ampia dei guru di YouTube, ma in modi più sottili, come un po’ di correttore per un difetto, un piccolo gel per sopracciglia.

La cultura giovanile giapponese ha sempre indossato il trucco come accessorio o espressione di esaltazione o divertimento, senza regole o genere dietro di esso.

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 C'è voglia di usare il trucco in modo molto semplice e organico, per creare look quotidiani per se stessi senza alcuno stigma: c'è voglia di un make up più fluido e la denaturalizzazione del trucco come una prerogativa femminile. 

 

DI: ILARIA ALMIENTO